Cecile Pin dà voce alle anime erranti vietnamite e a chi si è trovato straniero ovunque, portando nel cuore un luogo che forse non esiste più.

C’è un momento nella vita di Cecile Pin che ha cambiato tutto. Era il periodo della pandemia, quando il mondo si era fermato e lei, giovane scrittrice cresciuta tra Parigi e New York, si è trovata a riflettere sulle sue origini vietnamite. Per la prima volta ha iniziato a fare domande sulla storia di sua madre, una donna vietnamita che negli anni Settanta aveva attraversato il mare su una barca di fortuna, perdendo cinque fratelli e i genitori lungo la strada. Da quel momento di riconnessione con le sue radici vietnamite nasce Anime erranti, il romanzo d’esordio che ha conquistato la critica internazionale e che Einaudi pubblica ora in Italia grazie alla traduzione di Benedetta Gallo.

Anime erranti di Cecile Pin (Einaudi, 2025)
Anime erranti di Cecile Pin (Einaudi, 2025)
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Pin, cresciuta tra Parigi e New York, ora londinese d’adozione, ha preso i frammenti della storia familiare e li ha trasformati in letteratura universale. Il risultato è un’opera che il New York Times ha definito “qualcosa di speciale: un romanzo polifonico, un saggio sul trauma ereditario e una riflessione sulla metanarrazione”.

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Anime erranti: quando la storia personale incontra la Grande Storia

Nel 1978, quando le ultime truppe americane avevano già lasciato il Vietnam da tempo ma le ferite del conflitto erano ancora aperte, i fratelli Anh, Thanh e Minh intraprendono quello che dovrebbe essere un viaggio di speranza. Destinazione: Hong Kong, primo passo di un ricongiungimento familiare negli Stati Uniti. Ma la vita, come spesso accade nelle storie dei boat people, ha altri piani.

Pin ci porta nel cuore di una tragedia che coinvolse 800.000 persone. Ma lo fa attraverso gli occhi di tre bambini che, improvvisamente, si ritrovano soli in un mondo che non li vuole.

Dal campo profughi alle periferie di una città sconosciuta, fino alle vie di Londra, i tre fratelli vivono una continua ricerca di casa e identità. Le parole diventano ostacoli, la solitudine una presenza costante. Anh prende sulle spalle il peso di crescere i fratelli, passa dalle ore in fabbrica al lavoro in ufficio, sempre nell’illusione di riuscire a costruire qualcosa di solido per il loro futuro. Minh invece lotta contro un mondo che sente ostile, cercando una sua strada. Thanh, il più giovane, coltiva grandi sogni mentre il ricordo di chi hanno perso non li abbandona mai.

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L’Italia che salvava le vite

Mentre leggiamo di Anh, Thanh e Minh alla deriva, non possiamo non pensare a quella straordinaria pagina di storia italiana che fu la Missione Vietnam del 1979. Quando il governo Andreotti decise di mandare tre navi militari a salvare i boat people, pronunciando quelle parole che oggi risuonano profetiche: “Le navi vicine a voi sono della Marina Militare dell’Italia e sono venute per aiutarvi”.

Pin non racconta questa storia, ma il suo romanzo ne porta l’eco. Perché Anime erranti parla anche di questo: una solidarietà possibile, un’umanità che resiste alla barbarie, una speranza che sopravvive anche nei momenti più bui.

Il successo internazionale di Anime erranti

Finalista per il Waterstones Debut Fiction Prize, in longlist per il Women’s Prize for Fiction, Anime erranti è stato acclamato da Ocean Vuong come “un atto d’amore e di incrollabile speranza”. Il Guardian ha scritto che “annuncia l’arrivo di un nuovo talento ambizioso e promettente”.

Ma forse il riconoscimento più significativo è venuto dalla Kirkus Review, che ha definito Pin “la nuova Didion della diaspora asiatica”. Un paragone audace, che però trova la sua giustificazione nella capacità dell’autrice di trasformare il dolore personale in riflessione universale.

Perché leggere Anime erranti

Con una scrittura che sa essere insieme dolce e potente, Cecile Pin ci guida attraverso una storia di perdite e rinascite, dove i ricordi tornano a galla come onde e dove gli affetti sopravvivono alla lontananza. Anime erranti racconta di chi non ha mai trovato una vera casa, di chi ha dovuto imparare a resistere prima ancora di poter davvero vivere, di chi custodisce dentro di sé un paese che forse esiste solo nella memoria. È un romanzo che sa commuovere e dare speranza, che trasforma il dolore in bellezza e restituisce voce a chi troppo spesso è stato dimenticato.

Le anime erranti di cui scrive Pin sono quelle di ieri e di oggi, sono tutti coloro che si sono trovati stranieri ovunque. Il libro si inserisce nel filone della narrativa sulla guerra del Vietnam che negli ultimi anni ha conosciuto una straordinaria fioritura. Ma Pin riesce a portare qualcosa di nuovo: una prospettiva femminile, europea, di seconda generazione. Una voce che mancava nel coro.

Il romanzo offre una prospettiva unica sulla diaspora vietnamita in Europa, un tema ancora poco esplorato nella letteratura contemporanea. Pin riesce a catturare la complessità dell’identità vietnamita moderna: quella di chi porta nel cuore un Vietnam che forse non esiste più, quella di chi deve costruire un ponte tra la cultura dei genitori e il mondo occidentale.

Il libro è inoltre una chiave di lettura essenziale per comprendere il Vietnam di oggi. Le cicatrici della guerra e dell’esodo non appartengono solo al passato, ma continuano a influenzare le relazioni tra il Vietnam e l’Occidente, la percezione della cultura vietnamita all’estero, il modo stesso in cui i vietnamiti della diaspora si raccontano al mondo.

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