“Abbiamo anche noi le nostre armi, ma una, antica, è la più potente e temibile: la fiducia nella verità. Una fiducia scientifica e non religiosa. Nessuna arma, a lungo andare, è potente come la nostra”. Le parole che il poeta vietnamita To Huu consegnò a Mario Lenzi aiutano bene a capire perché oggi fosse necessaria una riedizione del reportage “In Vietnam ho visto”. Pubblicato per la prima volta nel 1973, “In Vietnam ho visto” raccoglieva i servizi che Mario Lenzi aveva scritto l’anno prima come inviato dal Vietnam del Nord per Paese Sera. È tornato in libreria grazie a Edizioni All Around, nella collana Reprint.

Una testimonianza unica dal Vietnam settentrionale

"In Vietnam ho visto" di Mario Lenzi, edita da Paese Sera
La copertina dell’edizione originale di “In Vietnam ho visto” di Mario Lenzi, edita da Paese Sera

Sulla guerra del Vietnam molto si è scritto: il conflitto suscitò giustamente l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale e numerosi giornalisti si recarono nei luoghi che interessarono la guerra per poterla raccontare. D’altronde, se solo si prendono in considerazione i giornalisti italiani, basta pensare alla straordinaria esperienza di Tiziano Terzani nel Vietnam meridionale occupato dagli statunitensi e di quel suo capolavoro che è Pelle di leopardo.

Reportage dal Vietnam del Nord, invece, furono prodotti sicuramente in misura minore. Mario Lenzi fu uno dei pochissimi giornalisti italiani che poté offrire il racconto della guerra in Vietnam dalla prospettiva settentrionale. Il risultato fu una testimonianza straordinaria, offerta ai lettori italiani di Paese Sera.

Lenzi svolse il suo lavoro di giornalista sul campo nel Vietnam settentrionale tra maggio e giugno del 1972. Erano i mesi in cui ripresero in modo massiccio i bombardamenti americani. E il racconto di Lenzi non fu guidato dalle statistiche e dalle analisi. Al contrario, andò a cercare le storie della gente, e la morale la affidò ai fatti.

Vuol capire il segreto di quella forza, il perché di quell’ostinato coraggio: come un piccolo popolo, che ignora la parola pace, che ha sempre dovuto lottare per la ciotola di riso e per l’indipendenza, ha potuto resistere a quello che è considerato il più ricco e potente Paese della terra. «L’uomo è più forte della macchina», è una risposta. E ancora: «Provaci sempre, non disperare mai».

Enzo Biagi nella prefazione di “In Vietnam ho visto” di Mario Lenzi

In Vietnam ho visto: la guerra attraverso le storie della gente

Lenzi racconta Hanoi dove le attività sono sincronizzate sui bombardamenti, con gli studenti convocati per gli esami di maturità dalle quattro alle sette del mattino, l’ora in cui i phantom americani facevano la loro comparsa. Spiega l’importanza delle dighe in Vietnam, ricorrendo al mito della lotta tra il dio della montagna Son Tinh e il dio dell’acqua Thuy Tinh, e come la loro distruzione fosse uno degli obiettivi degli americani. Conversa con personalità come il poeta To Huu, il ministro dell’istruzione Ta Quang Buu e Chu Van Tan, compagno di lotta di Giap. Ma Mario Lenzi ricerca la verità su come si viva in guerra riportando anche le sue conversazioni con le operaie della fabbrica tessile di Nam Dinh, i cittadini di una Hai Phong bombardata, i contadini del villaggio di Xuan Phuong, e gli studenti di agraria, medicina e ingegneria che “fanno pratica” al fronte.

Come dice il poeta Duong Ly, mia madre scavava trincee che ancora era una bambina; adesso che i suoi capelli sono diventati quasi bianchi, è là che scava, sempre, mentre tuona il cannone. Per quante notti insonni ha battuto la sua piccola vanga.

Prof. Ta Quang Buu, ministro dell’istruzione superiore del Vietnam del Nord

Una riedizione necessaria

In Vietnam ho visto di Mario Lenzi, edizioni All Around

Edizioni All Around ha avuto il merito di riportare in libreria “In Vietnam ho visto” di Mario Lenzi. Una riedizione, questa, che permette a chi si avvicina solo oggi allo studio della guerra del Vietnam di non perdere quello che è stato uno storico reportage di un giornalista italiano che è riuscito a raccontare i fatti da una prospettiva pressoché inedita. Una riedizione tanto più necessaria per ricordarci gli orrori che ogni guerra produce nella speranza – parafrasando le parole di Enzo Biagi nella prefazione del volume – che tutto finirà presto, per sempre.

È in libreria, e poi anche qui >

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