VietnamT13Cultura, presenza sul territorio e alte professionalità, anche diverse tra loro. Sono queste le parole d’ordine che gli operatori economici piemontesi devono tenere bene a mente per penetrare nel mercato vietnamita con profitto. Nel seminario “Viet Nam! Networking e Collaborazione” tenutosi il 9 ottobre scorso presso il Consolato della Repubblica Socialista del Viet Nam, si sono definite le prime linee guida per un corretto approccio verso questo mercato, ancora vergine ma in procinto di esplodere; un’opportunità che la compagine imprenditoriale del Piemonte, e dell’Italia se consideriamo la questione da una prospettiva di vasta area, deve cogliere il prima possibile per arrivare preparata e da un canale privilegiato nel Paese.

TORINO, UN NETWORKING SPECIALIZZATO PER IL VIET NAM

Torino è una città che vanta una lunga tradizione nei rapporti di scambio con il Viet Nam. Si tratta in prima istanza di una cooperazione di natura culturale e scientifica, ma negli ultimi anni ha maturato e assunto nuove forme e declinazioni.

“Torino è considerata dalla comunità viet kieu, i vietnamiti d’oltremare, la seconda capitale del Viet Nam”, racconta la Console Onoraria Sandra Scagliotti, vietnamologa e politologa di formazione, che collabora con gli atenei piemontesi in progetti di promozione culturale sul Viet Nam già dai primi anni Ottanta. “Il Consolato è stato inaugurato solo nel 2009”, prosegue la Console, “a dire il vero, operano al suo fianco realtà che da tempo hanno sposato la causa vietnamita: l’Associazione Nazionale Italia-Viet Nam, nata nel contesto della guerra di liberazione (1960-1975, ndr) per esprimere solidarietà e affermare un accorato no alla violenza, e il Centro di studi vietnamiti – Biblioteca Enrica Collotti Pischel, originariamente un piccolo laboratorio artigianale di ricerca e confronto che nel tempo è diventato un polo di aggregazione e produzione di saperi internazionale, comprendendo circa 5.000 volumi specializzati sul Paese della Terra e dell’Acqua, come poeticamente si fa riferimento alla penisola vietnamita”. Il Centro di studi condivide la sede con gli uffici consolari e quest’anno, tra l’altro, ricorre il decennale della Biblioteca, dedicata appunto a Enrica Collotti Pischel, asiatista di fama scomparsa nel 1994.

Ed è dalla cultura, dalla formazione e dalla conoscenza che bisogna partire per comprendere similitudini e differenze tra Italia e Viet Nam e creare quell’empatia necessaria a instaurare una relazione feconda. Per questo, l’opera pubblicistica e le attività dell’Associazione e del Centro di studi, insieme ai servizi del Consolato e di nuove organizzazioni come la Camera di Commercio Italia-Viet Nam, nata nel 1996 per favorire i rapporti economici e curare gli aspetti finanziari e legali dei progetti di partenariato commerciale tra i due paesi, e l’Api – Associazione piccole e medie imprese di Torino e Piemonte, che dal 1949 accompagna le piccole e medie imprese nello sviluppo locale e internazionale e, da un anno, collabora attivamente con il Consolato, possono costituire un valido sostegno per chi intende entrare in contatto con il Viet Nam: i nodi cardine di una rete sociale che sta moltiplicando le sue maglie su tutto il territorio nazionale.

AFFINITÀ E DISTANZE CON L’ITALIA: DATI DI CONTESTO E MACROECONOMICI

È utile per iniziare a tracciare un primo profilo del Paese, considerare quindi elementi di contesto e riferimenti macroeconomici che non solo avvicinano ma pongono anche delle distanze importanti tra i due Sistemi, italiano e vietnamita. “Il Viet Nam ha una geografia molto simile a quella italiana e si basa su una diarchia rappresentata dall’asse Hanoi – Ho Chi Minh City che richiama verosimilmente al rapporto delle nostrane Milano e Roma. In più, tra i vari dati macroeconomici a disposizione, il coefficiente di Gini – indice delle disuglianze nella distribuzione dei redditi e delle ricchezze di un paese, ndr –, rivela un’altra somiglianza, strutturale, con l’Italia. Tuttavia rimane un Paese culturalmente molto distante e peculiare. Varie tradizioni provenienti principalmente da Cina e India si sono storicamente incontrate e cristallizzate con quelle autoctone, delineando l’attuale configurazione culturale, eterogenea ma compatta, della penisola”, mette in evidenza l’avvocato Federico Vasoli, giurista d’impresa e socio di DMTV, unico ufficio legale italiano accreditato e autorizzato a operare in Viet Nam, con due sedi: una nella capitale Hanoi, e l’altra a Ho Chi Minh City.

“Si tratta di un Paese giovane, con una popolazione che presto raggiungerà i 100 milioni di abitanti; ma il dato non deve suscitare false speranze”, fa osservare Vasoli, “non bisogna considerare questo quantitativo come un insieme unitario di consumatori potenziali. La classe media con un reddito medio pro capite annuo è ancora troppo inferiore a quella italiana, e si ritrova compressa tra due condizioni estreme e opposte: da una parte, una grande ricchezza privata; sacche di povertà reale ancora presenti, dall’altra”.

Per completare il quadro, altre caratteristiche di natura più storica e politica possono aiutare a orientarsi meglio: “il senso di appartenenza nazionale è molto forte, nonostante alcune variazioni linguistiche tra nord e sud, e da quarant’anni si vive in pace e unità. Dal 1986, il Viet Nam ha intrapreso un percorso di ammodernamento del suo volto sociale ed economico, riassunto nel programma di riforme strutturali detto doi moi – rinnovamento, ricostruire daccapo, ndr – che ha permesso al Paese di dotarsi di strumenti adeguati alla competizione globale, sostituendo una rigida economia pianificata con una struttura economica più improntata al libero mercato. Oggi il PIL del Viet Nam è costituito in gran parte dal settore terziario, quello dei servizi, anche se per il 20% è rappresentato dall’agricoltura che riveste ancora un ruolo importante (un altro punto d’incontro con l’Italia)”.

LUCI E OMBRE DI UNO SVILUPPO IN DIVENIRE. MERCATO E OUTSOURCING PRODUTTIVO

Il mercato vietnamita è piuttosto libero, grazie a leggi che favoriscono gli investimenti diretti esteri e alla stesura dei contratti in lingua inglese che aiutano le negoziazioni.

Inoltre, il Viet Nam è una destinazione interessante per l’outsourcing produttivo di alto livello e su quantitativi ridotti, con numeri particolarmente alti. Queste specializzazioni si sono affermate per ragioni culturali – tra le quali un’impostazione confuciana del lavoro – e spiegano un’attenzione alla qualità estesa anche ai consumi. “Un dato sintomatico”, sottolinea Vasoli, “è rappresentato dal fatto che si preferisce acquistare un prodotto originale al posto di fare economia comprando un prodotto contraffatto”.

Ma è un Paese che presenta, fra tante luci, anche delle ombre: “le disuguaglianze e i problemi sociali continuano a pesare sullo sviluppo ed è ancora aperta la questione etnica – in Viet Nam convivono 54 etnie diverse per cultura, lingua e tradizioni, ndr”, conclude l’avvocato, “altre problematiche si riscontrano quando ci si addentra nelle intricate pieghe della burocrazia, poiché si deve tenere conto di una vasta pluralità di amministratori locali; il timbro sui contratti ne determina la validità e ha carattere vincolante per gli accordi, più della nostra firma. Altre insidie si trovano nel mercato immobiliare e nella tutela della proprietà intellettuale; in caso di contenzioso, infine, si individua nell’arbitrato la soluzione più concreta alla risoluzione dei conflitti, in quanto diventa molto complesso far conciliare le norme italiane, ed europee, con il contesto giuridico vietnamita”.

IL RUOLO DEL VIET NAM NELL’ASEAN

In generale, il Viet Nam ha adottato politiche economiche e fiscali funzionali alla crescita e allo sviluppo, anche infrastrutturale, e al contrasto alla crisi internazionale

“Tuttavia queste conoscenze acquisiscono significato solo se si è presenti sul territorio“, spiega il dottor Lorenzo Riccardi, commercialista specializzato in fiscalità internazionale, “diventa fondamentale fare esperienza diretta. Da una parte, perché è utile mappare il territorio e considerare come si comporta una singola città per una efficace valutazione prospettica – ad esempio a Ho Chi Minh City i prodotti vitivinicoli e il forniture design italiani sono molto apprezzati, ma ciò non vale per le altre città; dall’altra, perché il Viet Nam offre un’ulteriore opportunità: un duplice flusso di investimenti. Il Paese non deve essere considerato solo una meta per nuovi business, ma anche un punto di partenza per inserirsi in un mercato più ampio, quello rappresentato dall’ASEAN – Association of Southeast Asian Nations (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico), con un bacino potenziale di circa 600 milioni di abitanti”.

Nata nel 1967 a Bangkok, questa organizzazione sta concretizzando, oggi, un progetto di collaborazione reale tra i Paesi membri  che si tradurrà nella formalizzazione, entro il 2015, di quella che sarà l’area di libero scambio più grande a livello internazionale, con dazi limitati se non pari a zero. Nel mondo imprenditoriale italiano, oltre a Piaggio, azienda già affermata nella regione, per la precisione in Viet Nam, anche Ducati si è mostrata interessata alle potenzialità di questo mercato nascente. “Dopo un’attenta analisi di fattibilità”, riporta Riccardi, “la nota casa motociclistica bolognese ha deciso di aprire un impianto produttivo in Thailandia, nella zona dei parchi industriali della capitale Bangkok, come base per arrivare agli altri Paesi della confederazione e usufruire delle agevolazioni che la stessa applica agli operatori economici stranieri”.

Entrare in affari con l’Associazione vuole dire anche raggiungere i centri finanziari di Singapore, tra gli stati fondatori del Sistema Asean, Hong Kong, e il più grande drago asiatico, la Cina, che sta cercando di sedurre i Paesi aderenti, i cui tassi di crescita in termini di PIL sono particolarmente significativi, per ottenere lo status di partner commerciale più favorito. Una strategia che ha anche delle connotazioni politiche, nello specifico la volontà da parte del governo cinese di non perdere il controllo sull’area sud-orientale.

In più, “all’interno dell’Asean, il Viet Nam diventa un’alternativa concreta ad altre forme di investimento”, termina Riccardi parlando delle relazioni che coinvolgono il Paese nella sua area di influenza, “presentando il dong, la valuta locale, delle criticità su scala internazionale, nelle transazioni si preferisce il dollaro. Le aliquote sui redditi di impresa non superano il 20%: ciò definisce un Paese a bassa fiscalità e rende possibile un’interazione con terzi più agevole. In Indonesia, dove si segue il modello fiscale indiano, il regime di fiscalità è invece molto complesso e scoraggia gli investitori stranieri. Un altro aspetto che avvantaggia il Viet Nam è quello linguistico: la lingua vietnamita adopera l’alfabeto latino, unico caso tra le realtà del sud e del nord-est asiatico. In più si parla un ottimo inglese – le radici francesi appartengono al passato ma si riscontrano ancora oggi, soprattutto tra la popolazione più anziana – riducendo il gap culturale e linguistico con gli attori dell’economia occidentale. Sempre rispetto agli altri Paesi membri il Viet Nam vive una situazione politica interna molto stabile favorita dal PCV, Partito Comunista Vietnamita. Infine, strategicamente, può essere importante prendere in considerazione Paesi come Laos, Cambogia o Myanmar: non sono sicuramente dei mercati di facile accesso o dagli ampi margini di profitto, ma rappresentano dei satelliti, dei paesi di frontiera che agevolano l’ingresso nel mercato vietnamita, essendo, e questo è più il caso di Laos e Cambogia, inseriti nella cosidetta Mekong Region”.

CASI DI SUCCESSO E NUOVI BUSINESS

“Non è facile inserirsi nel tessuto commerciale vietnamita. Serve tempo e soprattutto professionalità, anche per evitare possibili delusioni da cui, purtroppo, non si è immuni, soprattutto all’inizio. Non ci si improvvisa in niente”. Così puntualizza l’avvocato Stefano Tononi, consulente per la società bresciana i-Italy che comprende e sostiene 22 tra i principali brand del design Made in Italy, nel presentare la sua esperienza in Viet Nam. “Questo mercato è difficile da aggredire e da coinvolgere, ma è molto interessante. Il personale è giovane e vuole crescere, imparare, formarsi: è serio e impegnato. La manodopera costa poco, vero, ma non gli spazi dove operare. Bisogna quindi essere sul territorio, viverlo e capirlo. I nostri competitors mostrano professionalità e competenze elevate perché hanno deciso di puntare sul Viet Nam molto prima di noi. Addirittura gli investitori cinesi stanno spostando nel Paese le loro produzioni. Il nostro ritardo non aiuta le imprese e i cittadini italiani in territorio vietnamita. Basti pensare, ad esempio, al fatto che il Consolato Generale d’Italia abbia aperto solo un mese fa a Ho Chi Minh City” – mentre è operativa da quasi 40 anni l’Ambasciata ad Hanoi, ndr. “Per quella che è stata la nostra storia, è più fattibile la vendita contract rispetto a quella al dettaglio”, prosegue Tononi, “esiste una fascia della popolazione che vuole distinguersi e affermare il proprio status. Infatti, abbiamo venduto, se non esaurito, cucine da 60.000 euro – avvalorando quanto è stato affermato in precedenza da Vasoli sui consumi di qualità”. Quest’anno i-Italy festeggia il primo anniversario con buone performances e possibilità di crescita molto ampie.

Un’altra testimonianza è quella di Tran Minh Chau, operatore economico e consulente tecnico, che riconosce le difficoltà di questo mercato anche per un cittadino vietnamita. “Essendo il sistema politico di matrice comunista, vale l’apparato e non il singolo imprenditore privato nelle trattative; in più il cliente vietnamita deve sapere che l’operazione sia per lui vantaggiosa”, e aggiunge, “un consulente economico dovrebbe essere, in alcuni casi, anche un tecnico. Bisogna studiare e acquisire competenze anche molto diverse tra loro. Io sono ingegnere meccanico e questo mi ha permesso di collaborare con una società che si occupa della conservazione e dell’elaborazione del riso e del risone, che aveva bisogno di macchinari per quest’attività. L’azienda si è rivelata molto interessata all’acquisto di impianti di seconda mano, sia per il costo inferiore allo standard sia per le maggiori opportunità di offerta di lavoro che comporta: l’articolata manutenzione di cui le apparecchiature necessitano equivale a più forza lavoro da distribuire e impiegare nelle riparazioni. Quindi, anche questo può essere un modo, alternativo e valido, per le aziende piemontesi di tessere rapporti commerciali con il Viet Nam”.

Foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale di: Vietnam Timeless Charm
Foto di Vu To Hao

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