A 124 ANNI DALLA NASCITA, SI COMMEMORA BAC HO

giovane Ho

Al Carlton di Londra
In onore del 124° Anniversario della nascita del Presidente Ho Chi Minh, il 19 maggio scorso, l’Ambasciata del Viet Nam del Regno Unito, sabato scorso ha deposto una corona di fiori dinnanzi alla New Zealand House, sede, un tempo dell’aristocratico Carlton Hotel, dove il presidente Ho Chi Minh aveva lavorato – pare che fosse allievo prediletto del celebre chef Escoffier. Sottolineando il carattere e il rigore, dello “Zio Ho”, l’ambasciatore Vu Quang Minh ha annunciato l’imminente firma di un accordo di gemellaggio tra la città di Vinh – provincia di Nghe An, che ha dato le origini al Presidente – e New Haven città portuale del Regno Unito.
Celebrazioni si sono tenute il 18 maggio presso l’ambasciata vietnamita in Algeria ed egualmente in altre sedi diplomatiche.

Al Consolato di Torino
Il Consolato della Repubblica Socialista del Vietnam a Torino ha diffuso una breve nota per ricordare il Presidente Ho Chi Minh, come padre fondatore nazionale, tutore e custode del patrimonio culturale del Viet Nam, dell’indipendenza e della sovranità nazionale. Ricordiamo che, nel 2011, l’Associazione di Amicizia Viet Nam-Italia di di Ha Noi ha donato al Consolato torinese una scultura bronzea in memoria del celebre leader che, per un breve periodo della sua vita, studiò e lavorò in Italia. Ai visitatori del Consolato, oggi è stata consegnata, accanto alla nota, una piccola spilla che unisce la bandiere del Vietnam e dell’Italia, in nome dell’antico legame che unisce da tempo remoto i due Paesi. Nella nota si legge: “Oggi, accanto alla Statua bronzea del Presidente Ho Chi Minh, accolta nella sede consolare, abbiamo deposto un mazzo di fiori. Non una corona o una vistosa corbeille, ma fiori colti nel giardino del Consolato: rose, rami di bambù e villosi rami dell’albero del drago, che coltiviamo con cura anche nella nostra fredda città. “Bac Ho”, crediamo, avrebbe apprezzato questo semplice omaggio. Da Ha Noi a Torino, il busto bronzeo del Presidente donatoci dall’Associazione di Amicizia Viet Nam-Italia, che, dal 2011, accoglie i visitatori del Consolato, del Centro di Studi e della Biblioteca Enrica Collotti Pischel, ne ha fatta di strada. E di strada ne abbiamo fatta tanta anche noi, italiani e vietnamiti insieme, per costruire a Torino questi luoghi che oggi costituiscono un piccolo patrimonio di saperi, un ponte di conoscenza reciproca fra Italia e Viet Nam, fra Torino e il Viet Nam.
Se lo Zio Ho oggi fosse qui con noi, forse sorriderebbe di questo tributo e magari si schermirebbe, com’era nella sua natura. E’ impossibile, in questa ricorrenza, pur volendone ricordare a grandi tratti la figura riuscire a sintetizzare una descrizione adeguato del Presidente; nelle immagini in cui egli è raffigurato, in genere, viene dato poco risalto al suo ruolo di stratega e leader: lo possiamo veder ritratto mentre chiacchiera con le donne delle minoranze etniche del Nord o coltiva il suo piccolo orto, mentre pesca, gioca a bigliardo e perfino nell’atto di dirigere un’orchestra! Versatile fu Bac Ho, nelle attività, così come nei nomi che si diede: gli pseudonimi e gli appellativi segreti che Ho Chi Minh utilizzò nel corso della sua vita sono stimati a centosessantacinque. Per tutti i suoi compatrioti, tuttavia, Ho Chi Minh era – ed oggi ancora è, “Bac Ho”, lo “zio Ho”: un appellativo affettuoso che, nella famiglia allargata vietnamita è segno di rispetto verso il fratello più anziano della madre, che supera il padre in saggezza e prestigio. (…) Era, in altri termini, “l’esatta copia di un contadino vietnamita e, nel contempo, di un letterato della tradizione confuciana”. Era l’incarnazione stessa della nazione vietnamita e il suo carisma era dovuto probabilmente a questo; Ho Chi Minh non amava il presenzialismo; si considerava un capo di Stato “che agisce per una causa” e non riteneva che parlare di sé fosse per gli altri interessante. Semplicità e impegno, questo il suo motto. Il reale “prodigio” di Hồ Chí Minh sta dunque nella sua personalità di uomo, di leader capace di guidare individui e affrontare le sfide della Storia; non genio o condottiero, ma uomo, con la fierezza di essere anzitutto se stesso. L’uomo che proclamò la nascita della Repubblica vietnamita nel 1945, morì il 9 settembre 1969, senza vedere la vittoria del suo popolo. “La mia ultima volontà – aveva scritto -, è che il nostro partito e il nostro popolo, strettamente uniti, costruiscano un Paese pacifico, unificato, indipendente, e prospero. L’ultima volontà di Bac Ho, si rispecchia nell’odierno Viet Nam, un paese finalmente in pace, unificato, indipendente e prospero che oggi tuttavia, vede minacciata la sua sovranità nel Mare Orientale, vede minacciato l’imponente patrimonio nazionale che il Presidente aveva preservato e tutelato, ergendosene a custode. In queste ore drammatiche, nel giorno della ricorrenza della nascita del leader, il nostro pensiero corre a “Bac Ho”, padre fondatore nazionale, tutore e custode del patrimonio culturale del Viet Nam, dell’indipendenza e della sovranità nazionale”.

 

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